venerdì 8 gennaio 2016

Tutti i miei problemi.

C'è un filo comune a tutte le mie malattie, alle mie patologie, ai miei stress, ai miei dolori, ai miei mal di pancia, alle mie depressioni, alle mie frustrazioni, ai miei pianti, alle mie fobie, alle mie infinite ipocondrie? Temo di sì, sono giunto alla conclusione che c'è davvero un filo che li lega.
Si chiama mancanza di amore.

lunedì 21 dicembre 2015

Sotto la finestra di camera mia.

Ecco cosa avrei potuto dire a Marika appena prima che se ne andasse da casa mia, il mattino di quella notte inaspettata, dopo che ci eravamo detti tutto quello che non avevamo mai detto a nessuno, che lei è così cinica ma che da piccola suo padre picchiava la mamma, che ogni notte suo papà la teneva sveglia per parlarle in maniera incongrua e grottesca di filosofia, che quando un giorno finalmente suo padre morì Marika per dispetto invitò al funerale tutti i suoi amici. 
Un modo, diceva, di vendicarsi.
Ecco cosa avrei potuto dirle quel mattino, dopo che mi disse in maniera fredda e sfacciata che una volta fece uso di una sostanza per sedare gli animali, che salì sul treno e vide scarafaggi enormi arrampicarsi sui seggiolini; mentre diceva questo immaginavo il suo volto sconvolto, immaginavo i suoi occhi appesantiti da quel trucco dark muovere le pupille senza un senso preciso, me la figurai fare dei piccoli e brevi spostamenti in un'altra dimensione in mezzo a gente razionale che della vita s'intendeva solo di come pagarsi il mutuo o la macchina, o alla meno peggio di come sostenere la propria famiglia. Magari gente indignata di fronte a quel viso che tradiva espressioni facciali anomale e insensate.
Ecco cosa avrei dovuto dirle in quell'istante prima che se ne andasse, dopo che le avevo detto quelle brutte parole perché mi sentivo insicuro, inferiore a lei. Capii che non era la persona che credevo, ma avevo anche capito che nemmeno io lo ero.
Mi aveva preso in giro per tutta la sera ed io ad un tratto l'avevo chiamata stronza e le dissi che le persone come lei le uso solamente per ricevere emozioni, Marika ci rimase male e voleva andarsene ma io la pregai di rimanere, non ce l'avrei fatta a vederla andare via, e così ci mettemmo a ballare il tango sotto la facciata di San Francesco, lo si udiva provenire dal locale vicino. La baciai nel pub vicino casa sua, mentre facevo questo feci cadere per terra il calice di vino, il quale esplose sotto di noi, tintinnando tra le nostre labbra avvinghiate tra di loro.
Andammo a casa mia per bere altra birra, poi giocammo a "strip freccette", ossia chi perdeva giocando a freccette doveva spogliarsi, io vincevo e la prendevo in giro e lei non voleva saperne di togliersi il reggiseno, la stronza! Poi, più tardi, ci eravamo infilati nella vasca da bagno e lì, mentre l'acqua scorreva, ci baciavamo dolcemente.
Lasciammo gli asciugamani appesi e ci intrufolammo nel letto della mia coinquilina.
Fu appena prima di addormentarci, mentre tenevo le dita della mia mano tra le sue, sopra il suo ombelico, che avevo capito che lei era troppo... davvero troppo per me!
Quel mattino se ne andò, senza nemmeno un bacio, solo un lieve sorriso forzato, io la salutai alla stessa maniera, indolente, quando chiusi la porta mi assalì un'orribile sensazione, mi accorsi di avere la gola gonfia, mi sentii improvvisamente vuoto e svogliato, come se si allontanò  qualcosa che non doveva allontanarsi, che in un modo o nell’altro avrei dovuto tenermi stretto ad ogni costo.

Avrei potuto dirle che c'era un nido di piccioni che si vedeva dalla finestra di camera mia, due finestre di sotto, dietro il box del ventilatore dell'aria condizionata, nascosti dal traffico inarrestabile di via Andrea Costa. Avrei potuto farle notare che si vedevano i pulcini sbracciare le ali.

venerdì 18 dicembre 2015

Boh, pensieri.

La carne è ciò che in un certo senso attrae. Quello che è motivo di attrazione sono le due forme ravvicinate, come i glutei, come i seni, una delle due forme proietta un'ombra sull'altra forma, soprattutto se questa carne viene posta sotto una certa luce, mettendo quindi in ombra ciò che non è visibile, lasciando immaginare un intero universo, un mondo inesplorato e quindi attraente.
Sono proprio quelle fenditure a lasciare intravedere e immaginare quel mondo inesplorato, è l'ombra proiettata da una forma su di un'altra forma che lo amplifica, e l'ombra che lo nasconde diventa emblema di erotismo, di seduzione.