lunedì 30 dicembre 2013

Stare bene sapendo di stare bene.

E' uno di quei momenti in cui sto bene e penso al fatto di stare bene. Badate non è così scontato, dal momento che ci si pensa solo dopo che si è stati male, oppure non ce se ne accorge affatto.
Il fatto di stare bene è la cosa più scontata che si possa mai pensare, anzi a volte potremmo anche pensarci a questa cosa, ma non lo si fa per mancanza di tempo, o per pigrizia. O perché si sta bene appunto.
E allora mi piace godere del fatto di stare bene quando me ne accorgo, e anzi, tutto questo potrebbe farmi stare ancora più bene; è quasi come entrare in un circolo vizioso, un'estasi infinita in cui il mio pensiero mi conduce in una dimensione lontana, dove il sentirsi bene è amplificato dalla propria mente all'ennesima potenza. Tutto questo senza l'utilizzo di nessuna droga, sostanza, ma solo con il potere di manovrare abilmente i pensieri, dando loro una rotta, partendo dal concetto chiaro che si sta bene e si voglia stare ancora meglio.
Non è affatto facile, peraltro, se pensiamo che l'Io che guida i nostri pensieri è frutto stesso dei propri pensieri e quindi del nostro cervello. Non è facile inoltre fare questo viaggio senza basi solide, senza conoscenze tecniche, ma disponendo solamente del proprio bagaglio letterario.
Quindi, chissà i viaggi di quelle persone che hanno letto migliaia e migliaia di libri, con quanta sbrigliatezza possono far correre, viaggiare la propria mente, e farla penetrare nelle fenditure dell'irrazionalità, per poi tornarne indenni.
Ho ancora in mente quell'immagine, quell'illustrazione in cui c'era un uomo che vede una parete dipinta con un bel paesaggio ed è felice; di fianco a lui c'è un altro uomo, seduto su una pila di libri, che vede oltre la parete un paesaggio fatiscente, pieno di macerie, e quindi è infelice; poi c'è un terzo uomo, seduto su una pila di libri molto più alta, che vede un paesaggio bellissimo, il quale si staglia oltre le macerie e la bruttezza che vede il secondo, e ovviamente è molto più felice degli altri due. Ora che mi ricordo, però, più che felice mi sembrava sereno.

Chissà su quale pila di libri siedo io, se su quella del secondo o del terzo uomo.

sabato 28 dicembre 2013

L'utilizzo del niente a scopi terapeutici.

C'era una cosa di cui volevo scrivere, oggi, e mi ero promesso che l'avrei scritta questa sera, solo che l'ho rimossa completamente. Quindi ora mi riduco a dover scrivere del niente, o peggio a mettere nero su bianco ciò che avrei voluto scrivere oggi pomeriggio qualora in un momento successivo me ne fossi ricordato, ma dal momento che non ricordo cosa volevo scrivere mi ritrovo comunque a scrivere del niente.
Tuttavia con questo niente ci ho quasi riempito un post.
Pensandoci bene potrei usare il niente per riempire tanti spazi, tanti discorsi non detti, frasi non ricordate, imbarazzi, vuoti di memoria, silenzi di collera, indignazione e delusione. Potrei riempire tutto con il niente e far finta che sia stato detto tutto, potrei sedurre con il niente, amare con il niente, ottenere qualsiasi cosa intontendo qualsiasi persona con parole inutili, ma che riecheggiano comunque a un qualcosa di concreto, qualcosa che non esiste.
In conclusione, finché c'è il niente si può nascondere qualsiasi cosa, anche il niente stesso.


Monica Marcela Gutierrez


giovedì 26 dicembre 2013

Sedarsi piano piano.

Mi sento di dover scrivere tante cose, ma poi mi riduco a non scriverne nemmeno una, è un po' come quando accumuli rifiuti nel sacco della spazzatura e poi non la getti mai, fino al momento in cui non se ne rovescia un po' per terra, dal tanto che è piena. Ecco, io a un certo punto potrei rovesciare parole, frasi, incazzature, angosce, tutte in una volta.
Chi è che diceva che non c'è miglior sedativo della scrittura, forse nessuno, forse l'ho pensato io dopo averlo letto da qualche parte e non lo ricordo.
Alla fine per me non è solo un sedativo, a volte la uso per costruirmi barche con le quali navigare sui mari che mi separano dai desideri, solo per avvicinarmici un poco e immaginare di realizzarli, e di stare a vedere che succede una volta realizzati, senza nemmeno ricevere le delusioni della realtà. Sì, la scrittura è anche questo, è tante cose, ma chi se ne frega.
Alla fine è uno strumento che abbiamo inventato noi, che ci fa navigare sui nostri desideri, è vero, ma poi si ritorna sempre a riva disillusi, e si è di nuovo al punto di partenza.

domenica 22 dicembre 2013

Writing

Uno dei motivi che mi aveva spinto a dipingere a spray quando ero ancora ragazzino, era immaginare il fatto di cambiare la realtà circostante attraverso i miei pezzi, o meglio, di modificare la mente delle persone solamente facendo in modo che quelle stesse persone vedessero un mio graffito, per esempio mentre passavano di lì in macchina tutti i giorni per andare a lavoro, o mentre aspettavano l'autobus, oppure mentre andavano a scuola. Credevo sul serio che i miei graffiti entrassero nella mente di queste persone e le cambiassero dal di dentro, in un qualche modo; non che le facesse diventare migliori, o sensibili all'arte, o altre cose di questo tipo, ma che la mia arte, i miei pezzi, scatenassero in un qualche modo qualcosa dentro di loro e le facessero diventare diverse, più vicini alle mie vibrazioni. Forse volevo solamente inglobarle in un mio ipotetico mondo, un po' come era successo a me a 16 anni e avevo visto per la prima volta i pezzi di Eron a Rimini. 
Ero fermamente convinto che tutto ciò che facevo sui muri avrebbe avuto questa sortita.



sabato 21 dicembre 2013

Io e la scrittura.

C'era un periodo, alcuni anni fa, in cui scrivevo continuamente. Non solo la sera prima di andare a dormire ma anche tutto il resto del giorno. Appena avevo un momento libero tiravo fuori il mio quaderno e buttavo giù qualche riga, e se proprio non sapevo cosa scrivere improvvisavo. Tipo, che so, parlavo di quello che vedevo in quel momento intorno, o della persona seduta di fianco a me.
Non so spiegare bene il motivo di questa esigenza compulsiva, forse volevo esercitare il mio cervello a improvvisare conversazioni logorroiche, dato che non sono mai stato un amante delle conversazioni e quindi anche della scrittura. O forse era solo un'esigenza viscerale, ma non credo si trattasse di questo, anche perché spesso mi sforzavo di scrivere, pure quando non ne avevo voglia.
Sì, credo si trattasse più di una stupida ricerca per rompere con la mia pigrizia mentale.
Dopo qualche anno però la pigrizia ha ripreso il sopravvento, e ho cominciato a ridurre sempre di più il tempo dedicato alla scrittura, fino a rendere quasi vuoti i quadernini quadrettati.
Ora, quando decido di scrivere devo fare grandissimi sforzi, le parole non mi vengono subito e a volte non riesco a buttare giù più di due o tre righe. Da ciò ho capito che la scrittura è una brutta bestia, una creatura di cui devi prenderti cura sempre se vuoi evitare che muoia.

venerdì 20 dicembre 2013

Debby


La mala generosità.

Se c'è una cosa che non ho mai veramente sopportato è chi nasconde la propria disonestà dietro quintali di generosità. La generosità usata come arma è una cosa che mi ha sempre disgustato, anche se col carattere che ho non l'ho mai osteggiata in maniera esplicita quando ne percepivo il gioco. Mi allontanavo silenziosamente dalla persona e finiva lì.
Ecco, io ho questo carattere che tende a frenare tutto.
Ma non ne faccio più un dramma ormai, ho accettato anche questo da tempo.

giovedì 19 dicembre 2013

Armie Field


Sonya


Il pieno e il vuoto.

Fino a qualche anno fa mi chiedevo cos'era il vuoto, o mi misuravo con parole grosse, scrivendone, e non facevo altro che alimentare un essere informe patetico. Meno male che ho smesso. A parte il vuoto, che fondamentalmente non esiste, e se pensiamo che esiste lo riempiamo di cazzate retoriche, perché non chiedersi invece cos'è l'esatto contrario: il pieno. Quel pieno che a detta di alcuni è più pieno di altri pieni, e che quei pieni più pieni sono necessari alla nostra vita per darne un senso. Come se ci fosse una sorta di criterio di valutazione a stabilirne la consistenza e la qualità.  Alla fine rischiamo ansie inutili perché non si ha e si vorrebbero questi pieni pienissimi, mentre basterebbe far finta di nulla e far passare i pieni per tutti uguali, o comunque non esagerare con le nostre conclusioni.

domenica 28 luglio 2013

PENSIERI PENSIEROSI

Cosa si può scrivere di questa notte di luglio in cui non riesco a prender sonno?
Il caldo me lo impedisce, probabilmente se non ci fosse tutta quest'afa me ne starei tranquillamente sul letto a dormire, mi sveglierei domattina e seguiterei gli eventi della giornata come nulla fosse.
Pensavo, poco fa, al fumetto erotico, al fatto che non mi sono mai scelto un personaggio specifico che accompagni le mie storie; mi accorgo solo ora che se avessi costruito un personaggio probabilmente i miei fumetti ne avrebbero guadagnato in popolarità. Talvolta non ricordo nemmeno io stesso quali storie erotiche ho realizzato, e credo che il motivo sia proprio la mancanza di un punto di riferimento che mi sono dato. Diciamo una sorta di impronta.
Perché non mi sono mai sbattuto per costruire un personaggio? Probabilmente per ottenere più libertà nella creazione delle storie, e perché volevo scrivere di storie diverse in situazioni diversissime, e infine per il fatto che il mondo è vario e ha un'infinità di personaggi, persone, uomini, donne, con storie diverse da raccontare.
Tuttavia, per la prossima serie di storie che ho in mente di realizzare, credo che mi creerò un personaggio su misura. Forse un'eroina tettuta, o forzuta, o con un fascino o una caratteristica particolare, i quali le daranno la giusta impronta per far sì che non la si dimentichi.
Il fumetto consta anche di marketing, di strategia, col cazzo che è pura arte istintiva; e io in un modo nell'altro devo anche adattarmi al mercato. Sapete com'è... è frustrante avere 33 anni e vivere ancora con i propri genitori.

lunedì 18 febbraio 2013

PENSIERI

Non ha importanza se alcuni pensieri rimangono sedimentati per giorni e giorni, ciò che in essi colgo non è l'essenziale. 
Spesso fanno solamente da cornice alle mie giornate. 
Quindi, se anche fossero pensieri negativi, il loro peso è nullo paragonato alla mia indifferenza nei loro riguardi. Li ignorerei e li lascerei accampati lì, in quell'inutile angolino che ho riservato loro all'interno della mia mente. 
A volte però non basta quel piccolo spazio, e questi pensieri si lanciano all'avventura, invadendo e infestando tutta la serenità. Quella serenità raggiunta faticosamente, proprio in una mente sgombrata da pensieri.
E' faticoso lottare con quelle parole che scorrono, è un po' come lottare con se stessi.

sabato 16 febbraio 2013

A FIATO SOSPESO

Dove ti voglio portare? Nei meandri del niente, dove tutto è piatto e silenzioso, dove anche le foglie non fanno rumore mentre cadono. Solo lì c'è lo spazio adatto per far muovere pensieri e affini, solo lì si pensa e si valutano le cose per come stanno o dovrebbero stare. E si giunge alla conclusione di tutto in un breve lasso di tempo, con il fiato sospeso.